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Tiziano Ferro, il racconto a cuore aperto a Verissimo, dalla depressione all’omosessualità: “avevo paura e mi sentivo difettato”

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Tiziano Ferro
Tiziano Ferro

Il cantante italiano, ormai famoso in tutto il mondo, Tiziano Ferro, ha deciso di raccontarsi a Verissimo, rivelando alcuni dei dettagli più intimi della sua giovinezza.

Un racconto emozionante a cuore aperto che ha trattato temi come la depressione, l’omosessualità, la rinascita e la serenità finalmente riconquistata anche grazie al supporto della sua famiglia.

Silvia Toffanin ha guidato l’intervista al cantautore di Latina per toccare anche i punti più dolenti del passato di Tiziano. Ecco quello che ha raccontato.

Tiziano Ferro si emoziona cantando La prima festa del papà

Durante la puntata dedicata al cantante, Tiziano ha cantato per la prima volta dal vivo il suo nuovo brano “La prima festa del papà”, un brano dedicato alla paternità che sta vivendo con i suoi due figli.

Al termine dell’esibizione il cantante si è emozionato, ma il motivo è molto tenero e lo ha raccontato durante l’intervista.

Tiziano Ferro
Tiziano Ferro

“Il giorno della festa del papà mio padre mi fece gli auguri. Era un gesto potente ma scatenò un senso di inadeguatezza una parte di me era ancora zoppa. Una parte di me si era consegnata all’idea che essere padre non era per me” ha raccontato il cantante.

Ma oltre alla paternità e alla felicità trovata con il marito Victor, Ferro ha anche confessato quali sono stati i momenti più duri della sua vita.

Tiziano Ferro: “non riuscivo più a guardarmi allo specchio”

Durante l’intervista il cantante ha raccontato del periodo vissuto in Messico e di quando ha deciso di lasciarlo. “Dopo il Messico ho preso il diploma di laurea e avevo capito che il mio pensiero libero poteva esistere soltanto lontano dalla popolarità e visto che anche in Messico ero diventato popolare, mi sono trasferito in Inghilterra. Quello, però, è stato un capitolo meno edificante perché non ho fatto amicizie, non andavo a scuola, ho toccato la punta più bassa: quell’anonimato è diventato obbligo alla solitudine e non riuscivo più a guardarmi allo specchio“.

Ed è stato proprio in Inghilterra che ha iniziato a fare i conti con l’omosessualità. Subivo mobbing, tutti mi chiedevano con chi stavo, chi volevo, ogni intervista era angosciosa perché sapevo che mi avrebbero fatto quella domanda. Mi sentivo di nuovo in terza media. Pensavo che sarebbe diventata di nuovo la cosa che o avrebbe iscritto all’albo degli sfigati: avevo paura e mi sentivo difettato e l’Inghilterra ha fatto diventare legge l’idea della solitudine. Lì è esploso, in peggio, il mio rapporto col bere e con l’alcol, questo annichilimento della mente”.

Infine, è arrivato il racconto sulla depressione: “Non avevo chiesto aiuto perché non pensavo di averne bisogno, pensavo semplicemente di essere nato difettato. La prima svolta è del 2008, perché non riuscivo a parlare con una persona senza sentire che mi puntava un dito pensando che fossi gay. Mi sentivo come messo all’angolo. Ero un sociopatico e a quel punto ho cominciato ad andare in analisi, ho abbracciato una condizione di bellezza, ho iniziato a parlare con amici e famiglia ed è stato automatico parlare con tutti”.