Michele Bravi solamente un anno fa è uscito dal suo guscio dopo anni passati lontani dagli schermi e, soprattutto, dalla musica.
Il cantante ha più volte parlato dell’oscurità che lo avvolgeva a causa del bullismo ricevuto da ragazzo, e dei periodi di depressione che ha attraversato. Ma in occasione dell’intervista a Belve, programma condotto da Francesca Fagnani, ha confessato i suoi segreti più oscuri.
La sua storia personale non è stata rosa e fiori, e nuovi dettagli sono venuti alla luce durante l’intervista.
Dal bullismo ricevuto per il suo orientamento sessuale ai periodi di depressione, Bravi si è raccontato a cuore aperto. Ecco che cosa ha raccontato.
Michele Bravi, la confessione: “mi chiamavano Michecca”
In tutto il mondo ancora oggi, purtroppo, sono tante le persone che vengono bullizzate a causa dell’orientamento sessuale, e questa sorte è capitata anche al cantante.
Ha raccontato durante l’intervista “Da ragazzo mi chiamavano Michecca e mi gettavano nella spazzatura. Per me era la normalità e in quel momento chiudevo gli occhi”.
Ma oltre al bullismo, Bravi ha anche raccontato il modo in cui ha vissuto il triste periodo successivo all’incidente stradale avvenuto nel 2018 e che ha causato la morte di una donna, “Ho fatto pensieri drammatici? Sì! Anche tanto pericolosi” ammette il giovane ventisettenne.
Michele Bravi e le allucinazioni: “pensavo che stessimo tutti in un sogno”
Il cantante ha raccontato alcuni dettagli inediti della sua vita e delle sue sofferenze personali.
L’incidente, infatti, “ha avuto delle ripercussioni fortissime in me” spiega Bravi, che spiega “Ho perso il contatto con la realtà”.
Ha raccontato, inoltre: “Ho conosciuto cosa vuol dire vivere senza aderire al reale. Oggi lotto costantemente: devo essere sicuro che le cose che vedo e che sento esistono davvero. La mia mente ha avuto il bisogno di riscrivere quella realtà, mi chiedevo sempre se stessi sognando”.
E aggiunge: “questa cosa non l’ho mai raccontata a nessuno. Quando parlavo di allucinazione… Era che io veramente pensavo che stessimo tutti in un sogno e l’unico modo per svegliarsi era annientarsi. A un certo punto ho proprio sperato che le persone che amavo morissero insieme a me, perché pensavo di averle condotte in un incubo, che non era la cosa reale, ed è quello il pensiero più triste che mi porto dentro”.