Le ondate di caldo senza precedenti stanno mettendo a dura prova i cittadini italiani ed europei. La congiuntura non è delle migliori visto che le conseguenze della siccità si incrociano con quelle della crisi economica e della pandemia che non è ancora finita. Sulla base di un rapporto pubblicato da Coldiretti si stima che in alcune zone d’Italia le ondate di caldo abbiano già bruciato oltre il 70% del raccolto. La siccità quindi si riverbera anche sull’economia con un rischio produttiva per 2400 miliardi che fa tremare i polsi.
Gravi conseguenze anche per gli alpeggi
Le ondate di caldo stanno causando danni serissimi anche agli alpeggi. L’emergenza siccità infatti ha reso i pascoli sempre più secchi. Ora gli allevatori hanno difficoltà a trovare pozze per abbeverare i loro animali e le alte temperature rendono il quadro ancora più drammatico.
La mancanza di pioggia ormai cronica complica ancora di più il quadro e ora le preoccupazioni della Coldiretti sono reali. Al momento la situazione drammatica degli alpeggi riguarda soprattutto Lombardia, Veneto, Emilia e Piemonte. Per abbeverare gli animali si sta ricorrendo anche a rifornimenti di emergenza via elicottero e ad autobotti, la sensazione però è che non si potrà continuare a lungo. A causa delle ondate di caldo anche le mucche starebbero producendo tra il 10 e il 20% di latte in meno.
Inoltre anche gli incendi preoccupano moltissimo. Le ondate di caldo infatti aumentano il rischio di incendi con un conseguente conto da pagare di 10.000 euro per ogni ettaro di terreno andato in fumo. Inoltre si stima che gli ettari di terreno prima di tornare attivi dopo un incendio possano impiegarci anche 15 anni.
Previsioni a dir poco terribili
Se la situazione delle ondate di caldo spaventa, le previsioni non sono incoraggianti. Secondo alcune stime della Commissione Ue infatti la previsione per la produzione di cereali in Europa sarà inferiore del 2,5% rispetto al 2021. L’Italia è stata particolarmente colpita dalle ondate di caldo con campi agricoli che hanno perso in media un terzo delle produzioni nazionali. In alcune campagne italiane si registrerebbero cali del 45% per mais e foraggio e anche del 15% per la frutta.