Dopo un inizio di settimana in cui i principali mercati azionari europei sono tornati nella zona di resistenza che affrontano, registrando guadagni superiori all’1% in alcuni casi, oggi i mercati azionari continentali indicano una seduta al ribasso che evidenzia l’importanza dei livelli resistivi che gli indici europei hanno davanti, come 3.850 punti nel caso dell’EuroStoxx 50 o 9.000 nel caso dell’Ibex 35.
Nel caso dell’EuroStoxx 50, i massimi sono della scorsa settimana, il cui superamento a fine seduta “permetterebbe di rompere definitivamente la linea guida ribassista che aveva guidato millimetricamente la fase a ribasso dall’inizio dell’anno”, evidenzia Joan Cabrero, analista tecnico e advisor di Ecotrader.
Un compito a priori molto complicato se si tiene conto dei timori di inflazione e di un eccessivo aumento dei tassi di interesse. L’ultima banca centrale a optare per un rialzo del prezzo del denaro per combattere l’inflazione è stata la Federal Reserve australiana, che questa mattina ha deciso di alzare i tassi di 50 punti base (al di sopra di quanto previsto dal consenso del mercato) a fronte dell’insostenibile pressione sui prezzi che si sta vivendo nel Paese oceanico.

In questo senso, un consolidamento di breve termine “non sarebbe problematico per continuare a fare affidamento su aumenti maggiori, purché non al sotto i 3.755 punti, che sono i minimi della scorsa settimana”, spiega Cabrero. Nel caso dell’Ibex 35, la resistenza è presentata in 9.000 interi. Tuttavia, oggi tutti gli occhi saranno puntati maggiormente sui supporti che potrebbero mettere a rischio l’ipotesi che siamo di fronte ad un semplice consolidamento prima di maggiori incrementi.
Lo yen ai minimi da 20 anni
La seduta asiatica lascia un sapore agrodolce nel palato degli investitori, registrando un tono misto in cui il mercato azionario di Hong Kong prende la parte peggiore e quello del Giappone la migliore, rimbalzando di circa mezzo punto percentuale e beneficiando del miglioramento della competitività che suppone un nuovo declino della sua valuta. Lo yen giapponese ha toccato oggi il suo livello più basso contro il dollaro USA dal 2002, cosa che è stata propiziata in gran parte dalla divergenza nella politica monetaria mantenuta dalle entità centrali di entrambi i Paesi.