L’eruzione di Pompei avvenuta nel 79 d.c. è uno degli eventi della storia antica che tutti ricordiamo e che rende gli scavi campani uno dei siti archeologici in assoluto più apprezzati e visitati in tutto il mondo. La notizia è che ora è stata fatta una grande scoperta dal punto di vista della comprensione della storia genetica e della vita della popolazione romana del tempo. Pompei è un po’ una “capsula del tempo” in quanto consente di toccare con mano oggetti della vita di tutti i giorni dell’epoca romana e ci permette così di apprendere sempre cose nuove.
Un gruppo di scienziati italiani ha sequenziato per la prima volta, e in modo completo, il genoma umano di un uomo morto sepolto sotto cenere e lapilli del Vesuvio. La scoperta offre informazioni sulla diversità genetica che esisteva in quell’epoca. I campioni di DNA sono stati estratti da due corpi, da una donna e da un uomo, ma il team di ricercatori ha potuto solo completare la sequenza del genoma umano del maschio, poiché quella ottenuta dai resti della donna non erano sufficientemente completa.
Finora erano stati sequenziati solo brevi tratti di resti umani e animali rinvenuti a Pompei, quindi la scoperta sarà di grande aiuto per comprendere la storia genetica e la vita della popolazione di quei tempi.
Dopo aver confrontato il DNA dell’uomo con altri 1.501 campioni, e grazie alle ampie informazioni archeologiche raccolte, i ricercatori hanno concluso che, a causa del crescente movimento di persone attraverso il territorio dell’Impero Romano, durante il primo secolo dopo Cristo ci furono elevati livelli di diversità genetica su tutto il territorio.
I ricercatori hanno anche trovato il batterio della tubercolosi nel DNA del maschio. Questo ritrovamento avvalora l’idea che durante la Roma Imperiale la tubercolosi fosse una malattia endemica diffusa in tutto il territorio, cosa che gli antichi medici dell’epoca avevano già evidenziato nei loro scritti.