La guerra in Ucraina si tradurrà in un nuovo ordine mondiale? L’invasione russa è l’ennesima mossa strategica di Vladimir Putin per riformulare l’equilibrio di potere tra le nazioni. Il presidente russo, insieme al suo omologo cinese Xi Jinping, intende porre fine alla situazione di egemonia occidentale instauratasi dopo la fine della Guerra Fredda.
In un simile contesto, le valute giocano un ruolo fondamentale nella geopolitica mondiale. La lotta in questo conflitto si svolge anche in campo monetario: un esempio? La decisione della Russia, alla fine di aprile, di chiudere i rubinetti del gas in Polonia e Bulgaria. Entrambi i paesi si erano rifiutati di pagare in rubli, una condizione imposta dal governo russo.
La Russia intendeva con questo obbligo combattere le sanzioni economiche dei paesi occidentali per la guerra in Ucraina e, soprattutto, proteggere la propria moneta. Il rublo è la valuta ufficiale della Russia e il suo valore è crollato dopo l’inizio dell’invasione. Più acquisti vengono effettuati utilizzando questa valuta, più il suo valore aumenta a livello globale.
Dato questo scenario, è rilevante vedere i movimenti che stanno guidando le principali valute del mondo. È in gioco l’egemonia del dollaro? Se si prende come indicatore il mercato dei cambi, sembra che il cambiamento dell’ordine mondiale dovrà attendere.
L’andamento del dollaro in questo anno complicato
Il dollaro USA sta vivendo un anno straordinario il 2022, diventando uno degli asset più performanti: la banconota verde ha raggiunto il suo massimo valore degli ultimi 20 anni. Allo stesso tempo l’euro, che si è deprezzato negli ultimi mesi, è sceso di oltre l’8% rispetto al dollaro nei primi cinque mesi dell’anno. L’euro è sceso al di sotto di $ 1,05, il minimo degli ultimi cinque anni.
Perché il dollaro sale? Non c’è una sola ragione per spiegare questo fenomeno. Uno dei motivi principali è l’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense per controllare l’inflazione. Il tasso di interesse è il prezzo pagato per l’utilizzo di una certa quantità di denaro durante un periodo di tempo. Per questo motivo, si dice spesso che il tasso di interesse è il prezzo del denaro.
La guerra in Ucraina ha fatto salire alle stelle i prezzi dell’energia e ha provocato un’inflazione elevata, quando la maggior parte degli esperti si aspettava che sarebbe diminuita nel corso dell’anno. Con l’obiettivo di frenare il rialzo dei prezzi, la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2018. In particolare, l’autorità monetaria ha aumentato i tassi di 25 punti base a metà marzo e di altri 50 punti base a inizio maggio, fino a posizionarli in un intervallo compreso tra 0,75% e 1%.
La decisione della Federal Reserve di eliminare i pacchetti di stimolo all’economia statunitense e di aumentare i tassi di interesse ha rafforzato il dollaro nei confronti delle altre valute. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, la Banca centrale europea ha annunciato il ritiro graduale degli acquisti di asset, che termineranno a luglio. Inoltre, Christine Lagarde ha confermato l’intenzione di fare un primo rialzo dei tassi a luglio. Tuttavia, le prospettive economiche dell’UE stanno cominciando a deteriorarsi a causa dell’impatto della guerra in Ucraina e dell’eccessiva dipendenza energetica dalla Russia.
Un altro motivo dell’aumento del biglietto verde è che gli investitori si sono precipitati ad acquistare dollari in cerca di sicurezza, spinti dalla grande volatilità dei mercati finanziari. Molti risparmiatori considerano il dollaro come l’asset più sicuro in tempi di incertezza, mentre le azioni e le obbligazioni scendono.
La situazione monetaria dei paesi orientali ed emergenti
Oltre all’euro e al rublo, anche le valute cinese e giapponese (yen) sono state notevolmente colpite dalla guerra. Lo yuan cinese si è svalutato di oltre il 4% negli ultimi tre mesi. Un calo che ha coinciso con un momento difficile per il colosso asiatico, colpito dalla più grande ondata di contagi da Covid-19.
Anche i paesi emergenti sono vittime collaterali della guerra valutaria. La forza del dollaro ha creato problemi nei mercati emergenti, soprattutto in quei paesi con elevati livelli di debito pubblico denominato in dollari.